Conclusioni di Alfio Bassotti sul tema:“ Giorgio La Pira nel centenario della nascita”

ottobre 3rd, 2009

Conclusioni di Alfio Bassotti sul tema: 

“Giorgio La Pira nel centenario della nascita” 

14 maggio 2004 – Ancona – Sala Consiliare della Provincia 

Cari amici, 

Ho il dovere, innanzitutto,di ringraziare tutti gli amici che questa sera hanno accettato il nostro invito ad essere qui per rendere omaggio ad una grande figura del cattolicesimo che ha lasciato un impronta profonda di testimonianza cristiana nella vita sociale e politica del nostro paese. 

E con ciò, noi abbiamo una ulteriore occasione di riscoprire le nostre radici, i valori di cui siamo portatori, la coerenza di una doverosa nobile testimonianza cristiana. 

Personalmente, sono convinto del fatto che se non affondiamo il nostro agire nel nostro rapporto con Dio e non prendiamo esempio e slancio da chi ha reso ampia  testimonianza di ciò realizzandolo nella quotidianità del proprio tempo, è difficile, per non dire impossibile, essere testimoni credibili  della nostra fede. 

Queste occasioni sono perciò preziose perché, oltre ad arricchirci moralmente, ci sospingono avanti, ci incoraggiano a riprendere il cammino per fare anche noi la nostra parte, per dare anche noi, per quanto modesto, un contributo al divenire della storia. 

Io non credo che ci sia da dire od aggiungere altro sulla figura di Giorgio La Pira, visto che tutto quello che c’era da dire è stato sostanzialmente evidenziato, sia dagli interventi di Mastri e Torregiani, sia dalla magistrale relazione del Prof. Dall’Asta,  e sia infine dalle testimonianze rese dagli amici presenti: li ringrazio tutti perché  hanno concorso ad arricchirci culturalmente e moralmente. 

Certo, La Pira non è stato personaggio facile: a volte è stato personaggio scomodo, perché c’era in lui quella spontaneità e passionalità del sud che lo portava a scelte spesso basate su intuizioni che sembravano quasi istintive od emotive: scelte che, invece, a lungo andare, si dimostravano frutto dalla sua profonda coltura, della sua viva intelligenza  e soprattutto della sua grande fede religiosa. 

E queste sue scelte, lui che ha sempre creduto nelle divina provvidenza, frequentemente creavano anche imbarazzo perché egli, per essendo persona molto disponibile, una volta che le aveva fatte le sosteneva poi con una garbata ostinazione che certamente non permetteva grandi spazi di interpretazione o di manovra. 

Ritengo che, al termine di questo nostro incontro io non debba  tirare, alcuna  conclusione  fatto salvo il dovere di rimarcare, semplicemente, il contenuto del documento finale che vi è stato distribuito e che illustra, in sintesi, del pensiero di La Pira. 

Pensiero che si sostanzia nel definire civile una società solo quando essa assicura la difesa intransigente dei diritti naturali, la sacralità della persona umana, la sua elevazione morale e sociale, il suo diritto alla pace, alla libertà, al quel pluralismo che trova nel solidarismo cristiano il collante di una giustizia sociale segnata dai caratteri della carità e dell’amore fraterno. 

Volevo concludere, cari amici, con lo stesso augurio che, con la sua affascinante dialettica, Arnaldo Forlani, ha rivolto ai partecipanti al termine del convegno su Alcide De Gasperi, convegno che questa associazione ha organizzato un mese fa per ricordare la vita e le opere di questa grande figura di cattolico, di politico e di statista. 

Forlani, nell’occasione, citava il versetto contenuto nella lettera di S. Paolo a Timoteo.

Lettera in cui l’apostolo, sentendo prossima la fine della sua umana vicenda, scriveva:

“è giunto il momento di sciogliere le vele; ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa; ho conservato la fede ”. 

Così declamata, questa citazione sembrerebbe la sublimazione della vita dedicata da questo grande apostolo a testimoniare la sua fede in Cristo: ma la citazione, in verità, se si prende visione dell’intero contesto della lettera, appare essere la conclusione che in qualche modo lenisce anche le preoccupazione ed i tanti torti che l’apostolo lamenta.

E, comunque a me sembrava essere la conclusione di San Paolo limitata ad un solo aspetto, quello della fede, mentre, non a caso mi sovveniva il passo della sua lettera sui caratteri della carità ove l’apostolo conclude insegnandoci che “dunque tre sono le cose che rimangono:  la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità”. 

E così è, infatti, perché, proseguendo nella lettura della citazione contenuta appunto nella lettera a Timoteo, si trova immediatamente il logico riferimento alla virtù della speranza quando l’apostolo dice “ora mi resta la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno”  e, subito dopo,  l’altrettanto logico riferimento alla virtù della carità quando conclude dicendo “non solo a me ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione”. 

Ed allora, cari amici, concludiamo questo incontro che abbiamo voluto per ricordare un personaggio come Giorgio La Pira a cui la provvidenza  ha donato un grande carisma: un dono che egli ha così bene valorizzato a gloria di Dio. Prendendo esempio dalla sua testimonianza, voglio augurare a tutti noi che quando sarà giunto anche il nostro momento per il ritorno alla casa del padre ciascuno possa dire insieme all’apostolo Paolo: “ è giunto il momento di sciogliere le vele; ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno e non solo a me ma a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.”

E di nuovo un grazie di cuore a tutti!

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