Saluto introduttivo di Alfio Bassotti all’incontro sul tema:“L’Europa nel terzo millennio: i valori eterni per costruire pace e benessere nel mondo”

ottobre 5th, 2009

 

Saluto introduttivo di Alfio Bassotti all’incontro sul tema: 

“L’Europa nel terzo millennio:

i valori eterni per costruire pace e benessere nel mondo” 

15 gennaio 2006 – Loreto – Sala del Tinello

 Eminenza Reverendissima,

                                  Desidero esprimerLe, a nome dell’associazione culturale “Europa III Millennio”,  la nostra profonda gratitudine per questa gratificante Sua presenza che ci impegna a continuare nel nostro lavoro finalizzato alla valorizzazione del ruolo dei cattolici in politica: so perfettamente, Eminenza, che dobbiamo questo dono all’amico Mario Baldassari che saluto con l’affetto di sempre e che ringrazio per l’attenzione e la partecipazione che ha continuamente riservato a questa nostra esperienza, operativa da più di quattro anni.

Desidero, altresì, ringraziare per la sua presenza, segno di squisita sensibilità e paterna attenzione, Sua Eccellenza, Mons. Gianni DanzI, arcivescovo di Loreto, che abbiamo avuto il piacere di ascoltare in questa stessa sala, il 4 dicembre scorso, in occasione del nostro precedente convegno che aveva per tema “ l’impegno dei cattolici alla luce della dottrina sociale della Chiesa ”. 

La nostra gratitudine si estende, naturalmente, alle Eccellenze presenti: Mons. Luigi Conti, Vescovo di Macerata e Mons. Giancarlo Vecerrica, Vescovo di Fabriano. 

Abbiamo anche la fortuna di registrare , oggi, la partecipazione di tanti amministratori comunali e provinciali, di consiglieri regionali, che sarà poi compito del presidente doverosamente citare perché, il tentare di farlo in questa fase dell’incontro, potrebbe farci correre il rischio di tralasciarne alcuni e ciò sarebbe veramente imperdonabile;

Mi limito, perciò, a salutare solo due autorità che sono oggi con noi: l’ambasciatore presso la Santa Sede,  l’amico Giuseppe Balboni Acqua, che ci ha sempre incoraggiato a sviluppare la nostra iniziativa e  l’amico Tonino Perini, Presidente di Banca Marche, che è stato tra i soci fondatori del nostro sodalizio. 

Valorizzare la testimonianza dei cattolici nel sociale in generale ed in politica in particolare è, Eminenza, la direzione in cui la nostra associazione ha operato chiamando a raccolta gli amici che, per varie ragioni e vicissitudini, si erano allontanati dal mondo sociale e politico, invitandoli, anche in forza ad una consolidata adesione agli ideali per la costruzione della nazione europea,  a discutere ed a proporre idee e progetti  che potessero meglio inserire la nostra comunità regionale nel disegno comunitario.

A questa ricerca ed a questo confronto, abbiamo chiamato a compartecipare anche tutti i laici che, pur nella loro autonoma specificità, hanno con noi condiviso storicamente le scelte decisive per la costruzione delle regole del convivere civile della nostra comunità regionale e nazionale.

E’ doveroso sottolineare, che a questo convegno hanno ufficialmente aderito le associazioni culturali, Marche 2000,  La città dell’uomo,                     il circolo culturale Balboni Acqua, ed, infine, Economia reale presente oggi con tanti giovani che hanno preso parte, nelle giornate di venerdì e di sabato, alla iniziativa, voluta Dal Prof. Baldassarri e svoltasi in quel di Montorso, presso l’auditorium Paolo VI, e sviluppatasi nei dialoghi con eminenti figure del giornalismo, della cultura, dell’economia e della politica.

La presenza dei giovani, è un fatto che riscalda il cuore di chi vi parla, convinto come sono, anche in forza della mia lunga milizia giovanile nelle organizzazioni cattoliche prima ed in politica poi, che senza la presenza vivifica dei giovani, della loro inquietudine, della loro passione, della loro generosità non c’è speranza per il futuro né del nostro paese né per il futuro della nostra patria europea.

Mi si permetta, infine, di salutare e ringraziare gli amici  presenti  che da sempre, con una costanza probabilmente degna di ben altre motivazioni, partecipano sistematicamente a questi nostri convegni itineranti.

Credo giusto rimarcare, in proposito, il fatto che avendo, in tre anni, dato vita, a più di 20 incontri di questo livello, toccando, più volte, le città di Ancona Fabriano, Iesi, Loreto, Osimo e Senigallia, ha quasi dell’incredibile che non sia venuta meno, magari una sola volta, la massiccia presenza degli amici.  

Questa costante adesione, si diceva, è non solo il segno evidente di un ritrovato interesse per la discussione dei problemi, ma rappresenta il desiderio di partecipazione, l’esigenza di condivisione che oggi anima i cittadini: sentimenti questi di cui le forze politiche e sociali dovrebbero far tesoro ritornando a discutere sul territorio e tra la gente onde ottenere gli input necessari per fare scelte che corrispondano alle reali aspirazioni popolari.

La società civile, da più di un decennio, è bombardata da messaggi suadenti, da slogans che cavalcano, di volta in volta, le emotività del momento: ed il tutto viene somministrato alla società civile prevalentemente, per non dire esclusivamente, attraverso i mass media che, come è noto, esaltano il virtuale e spersonalizzano sostanzialmente i rapporti umani.

Questo modo di procedere provoca, evidentemente, il desiderio, oserei dire il disperato bisogno,  di ritornare a misurarsi direttamente con la gente per ritrovare quel rapporto di incontro, di confronto (o anche di scontro) fatto di calore umano,  di amicizia, di stima, di una stretta di mano, di una pacca sulla spalla, di un sorriso, di un abbraccio: di quei gesti, cioè, che rendono vero, tangibile, partecipato il rapporto tra le persone e rendono umano il pulsare della vita in una società a misura d’uomo. 

Detto ciò mi permetto sinteticamente di sottolineare due semplici aspetti del tema in discussione.

il primo:

le scelte europee che ci attendono sono così fondamentali da non permetterci in alcun modo subirne di sbagliate.

In proposito,  è sufficiente il pensare che ci troviamo di fronte alla proposta istituzionale definitiva per costruire l’Europa dei popoli, la sua identità culturale, la sua matrice storica, la sua auspicabile funzione per assicurare prospettive di progresso e di pace in un mondo tormentato dalla violenza, dal terrorismo,  dalle guerre, per non pensare, poi, alle sfide terribili che la ricerca scientifica oggi impone in termini di bioetica. 

Penso con un’amarezza, credo largamente condivisa, al fatto che, malgrado l’appassionato e costante appello lanciato da Sua Santità ,Giovanni Paolo II, ed oggi rinnovato dall’attuale Pontefice Benedetto XVI, niente si è mosso circa l’assenza dalla bozza della carta costituente europea di un qualsiasi riferimento a quel suo valore fondante rappresentato dall’umanesimo cristiano che l’ha caratterizzata nei secoli.

Si ama sempre affermare che non esiste futuro che non tenga conto del presente, così come non esista presente che non affondi le proprie radici nel passato: se così è, sarà allora quanto mai opportuno, anzi sarà indispensabile, che l’Europa si costruisca non come un semplice aggregato economico e demografico, ma  si costituisca, si sviluppi realizzando il modo di essere sulla base di un sua identità culturale che affondi nell’umanesimo cristiano che l’ha  compenetrata in tutta la sua vicenda storica. 

E’ chiaro quindi che l’Europa che noi auspichiamo non è certo l’ Europa degli stati e dei banchieri ! 

L’Europa che noi auspichiamo è la nazione dei popoli ove non è sufficiente parlare solo di politica monetaria o di regolamenti più o meno astrusi. 

Una nazione, quella che noi auspichiamo, che ha preso ampiamente coscienza essere oggi necessario, proprio per fronteggiare il fenomeno della globalizzazione, immaginare e proporre indirizzi generali che alimentino ed accompagnino una programmazione che, per grandi maglie, tocchi tutti i settori strategici della vita economica e sociale della comunità.

Una programmazione di indirizzo a cui tutti gli stati componenti siano obbligati a fare costante riferimento nelle loro specifiche politiche nazionali.  

E’, infatti, ormai maturo il tempo, nella costruzione  della casa comune europea, di passare dal dire al fare spazzando via l’apparire ed esaltando l’essere.

Questo è il compito e la sfida che attiene la nobiltà di quella politica che si ama definire di alto livello e di forte spessore e che i cattolici ed i liberal democratici debbono raccogliere.

Un impegno che rappresenta indubbiamente una delle trincee più avanzate ed esposte della testimonianza cristiana essendo la politica, per un cattolico, altruismo, generosità,  amore del donare: essi, i cattolici, sanno che  per essere coerenti con il loro credo e per testimoniare, in amicizia e fraternità, i valori di cui si sentono portatori,  pagheranno un alto prezzo: malgrado, ciò, se la sapienza del cuore suggerisce la necessità del nostro impegno, non possiamo tirarci indietro, non possiamo esimerci dal dovere di servire i nostri fratelli rinnovando il nostro impegno anche su questo versante. 

Concludo sperando di potervi trasmettere la convinzione sempre più forte che ho maturato in questi ultimi mesi: la convinzione, cioè, di essere noi alla vigilia di grandi sussulti e cambiamenti politici che possono realizzare quel processo  di lenta ma inesorabile riaggregazione dei cattolici a difesa dei valori fondamentali della persona umana e della sacralità della vita.

Questo processo che, a mio modesto parere, è gia in atto, questo comune sentire mi auguro possano essere forieri di un ritrovarsi dei cattolici che, unitariamente operando in una formazione politica che li rappresenti tutti, finalmente consenta loro di esprimere con forza il proprio pensiero e le proprie convinzioni per costruire, in Europa, la città dell’uomo.

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