Intervento di Alfio Bassotti di presentazione dell’ associazione e di illustrazione delle motivazioni e degli scopi della sua costituzione.

settembre 7th, 2009

22 settembre 2001 – Jesi – salone parrocchiale San Massimiliano Kolbe -
I° incontro dell’associazione culturale“Europa III° Millennio”

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Intervento di Alfio Bassotti di presentazione dell’ associazione e di illustrazione delle motivazioni e degli scopi della sua costituzione.

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Inizio questo mio dire probabilmente in modo un po’ anomalo per un incontro di carattere politico: infatti, desidero ricordare a Voi ed a me, il contenuto della lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi sui caratteri della carità:
(Capitolo13)

1 Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.

2 E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.

3 E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.

4 La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto dei male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.

13 Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità !

Perché, dunque, ho iniziato con questa lettura: perché, cari amici, senza il dono della carità che deve regnare tra di noi questa nostra iniziativa o questa nostra avventura, ognuno la definisca nel modo che più gli aggrada, rischia di fallire ancor prima di iniziare.
Se cioè tra di noi non vi sarà la consapevolezza delle difficoltà, delle incomprensioni, dei condizionamenti che hanno caratterizzato le scelte che, ciascuno e tutti, abbiamo o non abbiamo in questi 8 anni effettuate; se, al di là del giudizio di merito sulle scelte in questione, non fossimo pronti a riconoscere la buona fede dell’operato politico di ognuno, non ci potrà essere speranza alcuna di vedere realizzarsi, su livelli di alto profilo e su questioni irrinunciabili di principio, una ritrovata unità politica dei cattolici e dei liberal democratici del nostro paese.

• E che sia io proprio io ad evidenziare questo aspetto credo possa essere significativo visto che la fedeltà a questa testimonianza ho dovuto pagarla in modo molto duro: ho dovuto, infatti, subire accuse infamanti, il carcere, una serie interminabili di procedimenti giudiziari la cui coda non è ancora terminata. Ed ho dovuto sostenere questa prova forte del solo affetto dei miei familiari e sostenuto soprattutto dall’ enorme dono che sempre ha guidato la mia esistenza: la fede totale nella misericordia e nella giustizia di Dio.
• Per otto anni sono stato in assoluto silenzio: mai un solo intervento a commento né delle mie personali vicende giudiziarie, né di quanto stava avvenendo sul piano politico e sociale.
• Tutto ciò non significa, però, che non abbia seguito lo svilupparsi della vicenda politica italiana e non ne abbia registrato il dato più significativo rappresentato dal totale sfaldamento politico del mondo cattolico ed dal disintegrarsi della Democrazia Cristiana nella nostra regione e nel paese.
- Ciò mi ha profondamente colpito, e ferito così tanto da risultare più doloroso e più duro di tutto ciò che avevo dovuto subire a causa della mia militanza. E che tutto ciò sia potuto avvenire è a me parso veramente strano visto che, pur nel clima di giustizialismo che si era instaurato nel 92, mi sono assunto sempre tutte le responsabilità di rappresentanza del partito senza mai, da parte mia, coinvolgere, malgrado le fortissime pressioni della Procura, alcun esponente di base o di vertice della DC marchigiana.

- Ebbene, malgrado ciò, il partito in un anno è incredibilmente passato nelle Marche dal 36% al 6%: nemmeno la caduta del muro di Berlino e la disintegrazione degli stati socialisti dell’est era riuscito a far tanto sconquasso nello stesso PCI visto che in quella vicenda esso passò dal 30 al 20 % circa del suo consenso elettorale.

- L’analisi del perché di tutto questo è, poi, con il passare degli anni, mi apparsa chiara essendomi reso perfettamente conto, infatti, che la causa di tale collasso è stata una sola: l’essere, cioè, venuta meno la capacità di contatto, di presenza, di informazione in mezzo alla gente per coinvolgerla e farla sentire realmente compartecipe delle nostro operare. Un metodo di agire questo che le nostre gestioni erano riuscite ad assicurare per tanti anni al partito: e ciò malgrado la latitanza dei cosiddetti BIG, troppo spesso tutti presi esclusivamente ad assicurare la loro personale sopravvivenza nei giochi di potere romani che li allontanava in modo lontani dai problemi quotidiani e dal sentire comune dei cittadini.

Detto questo, cari amici, resta comunque di fronte a noi, tutta intera, l’oggettiva difficoltà di rilanciare, nell’attuale contesto politico, una ritrovata azione unitaria dei cattolici e dei liberal-democratici superando così le consumate durissime faide interne concretizzatesi nel corso di questi anni: l’esperienza ci insegna, purtroppo, che niente è più feroce, e perciò irrecuperabile, dell’intolleranza e dell’integralismo.

• Ecco perché, continuamente pressato da tanti amici, ho pensato di dare vita ad una nuova iniziativa che, attraverso la promozione di una associazione su tematiche Europee ( e non di un movimento o di un partito: ne esistono già a iosa), si ponga obbiettivi politici perseguibili.
• Per esser tali occorre che essi siano:
- non immediati ( poiché dalle prossime elezioni europee ci separano quasi tre anni );
- abbastanza lontani dal contingente e dal locale ;
- con finalità nobili ed alte sì da permetterci serenamente di riflettere sui valori da porre a base della costruzione della casa comune europea: valori e sentimenti che ci possono consentire di superare il contingente e di ritrovare, almeno a tale livello, un comune sentire: e con ciò avere l’opportunità di realizzare, dopo tanti anni, un primo confronto elettorale in cui cattolici e liberal democratici ritrovino le ragioni di un comune impegno sotto la bandiera del Partito Popolare europeo
- Per il resto, almeno in questa fase, “libertas…” Ognuno rimanga tranquillamente dove sta o scelga, comunque, in assoluta libertà: l’adesione a questa associazione non lo condizionerà mai in alcun modo!

Il futuro sta a noi contribuire a scriverlo imparando a stare di nuovo insieme, rispettandoci reciprocamente, tornando ad essere solidali tra di noi, tornando a testimoniare l’enorme patrimonio sociale e culturale di cui siamo portatori, tornando a parlare con la gente e tra la gente delle tematiche essenziali con un linguaggio chiaro e comune.

L’associazione, perciò, a cui diamo vita non è un fine, né tantomeno è una gabbia: essa è semplicemente uno strumento per contribuire a realizzare l’unità di cattolici e di laici, nella nostra provincia prima e nella regione poi, su tematiche di alto profilo: ad essa si può aderire senza problemi e senza condizioni alcune; così come, da essa si può liberamente uscire quando si ritenga lungo la strada di non condividerne obbiettivi e scelte.

Gli scopi dell’associazione, le sue finalità, il suo articolarsi, sono, ancorché sinteticamente, chiaramente indicati nello statuto: la strada che stiamo seguendo è, infatti, diversa dalle solite impostazione di vertice. Essa punta a creare un movimento che nasce dal basso e che, non avendo obbiettivi localistici ed immediati, guarda, invece, alla realizzazione di un’azione il cui respiro ed il cui vero obbiettivo è quello di promuovere una ritrovata consolidata unità di cattolici e dei liberal democratici intorno ai valori del pluralismo e del solidarismo: valori che debbono permeare la costruzione della nazione europea dei popoli basata sulla storica e consolidata esperienza dell’umanesimo cristiano che l’ha da sempre caratterizzata.

• A me ed a Voi credo non piaccia molto, così come si sta attualmente profilando, la edificazione di questa Europa basata su un coacervo di interessi economici, che la porta ad essere più preoccupata ad assicurare l’egemonia decisionale degli stati ricchi e forti anzichè sentirsi solidale verso quelli meno sviluppati più deboli. Una Europa dove il capitalismo più sfrenato rischia di farla da padrone, dove la rappresentanza sembra essere delegata più ai banchieri che ai rappresentanti eletti dai popoli, una Europa ove alcune nostalgiche caratteristiche dei nazionalismi più esasperati, si pensi, in proposito, alla grandeur francese, all’imperialismo britannico, alla forza finanziaria tedesca, rendono difficile ed impervia la strada della realizzazione urgente della nazione europea: è, infatti, ormai evidente che il continuo e pesante condizionamento dei singoli stati delle scelte comunitarie interne che rendono poco visibile, balbettante ed improduttivo, il ruolo internazionale che l’Europa è doverosamente chiamata a svolgere nel mondo.

Vi è oggi l’inderogabile esigenza di svolgere un ruolo di presenza e di iniziativa rispetto:
- alla enorme problematica imposta dal fenomeno della globalizzazione che scompagina in particolare tutto l’attuale sistema dell’informazione, delle comunicazioni e dello sviluppo.
- ai dilemmi aperti dalle nuove frontiere che caratterizzano la ricerca scientifica in settori delicati e difficili come, la chimica, la biologia, i trapianti; ricerca che, se da un lato aprono scenari inimmaginabili di progresso, dall’altro possono anche seriamente compromettere i valori fondamentali alla base della stessa nostra realtà esistenziale. Problematiche queste su cui, ancor prima di un ordine mondiale tra l’altro, arduo da raggiungere, necessita pervenire almeno ad un indirizzo idoneo supportato dal varo di una specifica regolamentazione comunitaria.

Non c’è dubbio, quindi, che l’Europa può e debba rappresentare per tutti noi la nuova patria e che in essa possano e debbano trovare spazio tutti gli ideali politici che motivano la nostra militanza politica.

Non c’è dubbio che l’Europa dei popoli, e non dei banchieri o del capitale, possa e debba rappresentare anche un essenziale punto di riferimento per i popoli di tutto il mondo con particolare riferimento alle nazioni in via di sviluppo.

Non c’è dubbio che L’Europa dei popoli debba amalgamare, senza mai annullarle anzi esaltandone l’originalità e le peculiarità, le varie etnie che la compongono attraverso una illuminata azione che realizzi una identità europea che esalti i principi di libertà, di democrazia, di pluralismo e di solidarietà che sono stati e sono la costante della tradizione giudaica cristiana che ha segnato in modo indelebile la storia e la cultura dei popoli europei

L’associazione deve perciò produrre uno sforzo di sensibilizzazione che coinvolga tutte le realtà politiche d’ispirazione cristiana e liberal democratica affinché si pervenga, al termine di questo cammino, in occasione della prossima consultazione europea, ad una convergenza unitaria sotto l’egida del Partito Popolare Europeo.

Occorre, perciò lavorare ed impegnarci a fondo affinché in ogni comune ed in ogni settore del convivere civile noi si possa organizzare significative iniziative, che ci consentano di sviluppare una nostra significativa presenza in grado di alimentare adesioni e consenso al nostro progetto ed alle sue finalità.

Certamente tutto questo non sarà privo di grosse difficoltà: immagino, infatti, le resistenze di tutti coloro che hanno, come dire, posizioni di rendita da difendere; di coloro che sono preoccupati degli spazi politici che la nostra iniziativa potrebbe occupare,e che vi vedono, o vi intravvedono, od che vi immaginano chissà quali obbiettivi personali qualcuno voglia perseguire. A tutti coloro che dovessero affaticarsi a pensare ciò ed avere, perciò, preoccupazioni in tal senso, dico, sin da ora, che sarebbe la loro una fatica sprecata poiché l’unico scopo che l’associazione intende perseguire è esclusivamente quello sino ad ora illustrato. Dico questo perché già ho avvertito alcuni chiari segnali in proposito e per quanto mi riguarda, voglio subito chiarire che ho riflettuto molto prima di decidermi a riprendere una iniziativa politica. L’ho meditata a fondo prima di convincermi che non era giusto continuare ad assistere, senza fare niente, allo sforzo costante di chi, sulla base di un falso moralismo, in modo scientifico tentava di cancellare dalla memoria del paese 50 anni di storia caratterizzati dall’impegno della Democrazia Cristiana e delle forze liberali e socialdemocratiche. Uno presenza ed una testimonianza che ha consentito alla nostra patria, che aveva perso la guerra, che era piegata su se stessa perchè distrutta ed affranta per le rovine ed i lutti della II^ guerra mondiale a cui l’aveva condotta venti anni di tirannide fascista, di reagire e di riscattarsi divenendo la 5^ potenza mondiale evitando nel contempo al paese di subire un regime comunista che l’avrebbe rilegata nella povertà, nella miseria ed a subire una nuova dittatura.

Ecco io sento questo orgoglio, l’orgoglio di esserci stato, di aver contribuito insieme a Voi che siete qui, insieme anche a coloro che oggi non sono qui, insieme a coloro che non ci sono più e che non dimenticheremo mai perché ci sono stati maestri di vita, insieme a tutti i democratici di questo paese che hanno vissuto questa esperienza collaborando con noi a ricostruire , in libertà ed in pace il paese. Ecco perché, non essendoci mai approfittati nella nostra esperienza di nulla, nemmeno di un caffè, non possiamo accettare ne la presenza ne le lezioni da personaggi prestati alla politica che come Di Pietro, magistrato d’assalto di mani pulite ma uso, a quanto sembra, di accettare macchine, appartamenti in uso e prestiti senza interessi, vorrebbero impartire ad una intera classe dirigente democristiana il cui unico torto è stato quello di aver disinteressatamente e generosamente servito il paese garantendone democrazia e sviluppo. Comunque, per tranquillità di tutti desidero semplicemente affermare che per quanto mi riguarda non solo non ho più alcuna aspirazione personale di candidatura, non solo non ho nessuna rivincita da cavalcare, ma lavorerò sodo come l’ultimo dell’associazione che abbiamo ritenuto giusto ed opportuno venga guidata e diretta da altri autorevoli amici.

In conclusione desidero dirvi che ho piena consapevolezza dello stato di disagio in cui tutti noi ci troviamo oggi ad operare:
il disagio di dover essere, così spesso, per ragioni di schieramento divisi anche su tematiche che, invece, come cattolici sentiamo profondamente e naturalmente unitarie; il disagio di esserci dovuti schierare a sinistra o a destra, quando la nostra naturale collocazione è stata sempre di centro, e dover con ciò subire la concezione di strategie ispirate così spesso o ad un centralismo democratico o ad un capitalismo rampante del tutti estranei alla nostra cultura ed alla nostra storia; il disagio di chi, pur potendo dare il proprio fattivo contributo, si è arreso ed è restato a guardare uno scenario politico in cui non intravede più i contenuti, i valori, l’originalità di un designo capace di motivare gli stimoli necessari per impegno diretto e convinto.

Ed allora ritorna quanto mai calzante il contenuto del passo evangelico sui caratteri della carità: virtù questa essenziale per la salvezza di ogni credente certo, ma virtù ancor più essenziale per i cattolici impegnati nel sociale ed in particolare in politica. Se non riusciremo, infatti, ad esercitare tra di noi, gli uni nei confronti degli altri, tutti e ciascuno, l’esercizio della carità, superando diffidenze, attriti, lacerazioni, ingiustizie, discriminazioni, integralismi, difesa di rendite di posizioni, il movimento dei cattolici andrà inevitabilmente incontro ad una vera e definitiva disfatta; ma se, come io, invece, credo, noi saremo in grado di stringerci la mano e di superare, di fronte al bene comune, le difficoltà, allora i cattolici, i liberal democratici, e tutti gli uomini di buona volontà potranno scrivere, agli albori del terzo millennio, una grande pagina di storia in Europa e nel mondo.
Ai valori ed ai ideali contenuti nel messaggio ai liberi e forti del terzo millennio che l’associazione si accinge a lanciare e che il presidente, Antonio Mastri, ora ci illustrerà, dobbiamo credere fino in fondo: credere perché convinti che per tutti gli uomini che hanno fede nulla è impossibile con l’aiuto di Dio; con l’aiuto di quel Dio che ci passa accanto ogni giorno manifestandosi nei fratelli che hanno bisogno di giustizia, di verità, di carità: a questo Nostro Dio che ci chiama anche per questo impegno vogliamo semplicemente rispondere: eccoci o Signore !
Buon lavoro!

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